La riconquista by Francesco Saraceno

La riconquista by Francesco Saraceno

autore:Francesco Saraceno [Saraceno, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Luiss
pubblicato: 2020-08-07T22:00:00+00:00


6.5 fai la cosa giusta. riforme e ciclo economico

Chiunque abbia coscienza del fatto che un sistema economico evolve adattandosi gradualmente agli shock o alle politiche economiche attuate e che l’impatto di queste politiche dipende dal contesto in cui esse sono attuate, non può veramente essere sorpreso dalla perdita di competitività delle economie in crisi in seguito alla cura da cavallo imposta dalla Troika. Lo ha spiegato molto bene l’economista di Harvard Dani Rodrik, che nel 20127 ha osservato come non ci si dovesse stupire se il binomio austerità-riforme non aveva portato i frutti sperati dalla Troika. Per definizione, spiegava l’economista turco, una riforma che ha successo altera in profondità il tessuto dell’economia: perché aumentino la crescita e la produttività, essa deve riuscire a incoraggiare l’abbandono di attività meno produttive in favore di quelle in cui siano maggiori la produttività e il valore aggiunto. È in questo modo che la produttività e la competitività del sistema economico nel suo insieme aumentano. In altre parole, una riforma che raggiunge il suo scopo deve portare a una sorta di “distruzione creatrice”: i settori a bassa produttività taglieranno produzione e occupazione, mentre i settori ad alta produttività investiranno e assumeranno più manodopera. Però, notava Rodrik, se la riforma è attuata durante un periodo di rallentamento economico, quando la domanda aggregata è depressa, è molto probabile che si metta in moto solo il primo meccanismo. La ragione è chiara. Si prenda ad esempio la riforma del mercato del lavoro: semplificare le procedure per i licenziamenti e per l’avvio di nuove attività ha scarsi effetti sulle assunzioni quando le aziende hanno già un eccesso di capacità e difficoltà a trovare clienti. La riforma quindi distrugge, senza però creare. Insomma, una riforma, anche una buona riforma, se attuata nel momento sbagliato, può vedere i costi lievitare e i benefici ridursi, fino a fallire nei suoi obiettivi. Questo vuol dire che, a meno che l’economia non sia in ottima salute, il binomio tra riforme e austerità non può funzionare perché quest’ultima, deprimendo la domanda, rende più difficile la trasformazione strutturale che le riforme dovrebbero innescare. Anche per i partigiani delle riforme strutturali, quindi, dovrebbe valere la celebre massima di John Maynard Keynes per cui “il momento giusto per l’austerità al Tesoro è l’espansione, non la recessione”.8

Anche le grandi istituzioni internazionali hanno parzialmente rivisto il loro approccio alle riforme, a causa delle difficoltà incontrate nell’applicare i programmi di aggiustamento in Grecia e negli altri Paesi in crisi dell’Eurozona. Prima della crisi le raccomandazioni di politica economica provenienti da OCSE, Fondo monetario e Istituzioni europee erano abbastanza semplici: occorreva applicare senza esitare qualunque misura tesa a eliminare rigidità di ogni tipo e a fluidificare il funzionamento dei mercati, della cui efficienza non si dubitava. Questi si sarebbero incaricati di sfruttare l’accresciuta flessibilità per aumentare crescita e produttività, rendendo così concreti i benefici della riforma. L’efficienza dei mercati avrebbe anche consentito una transizione rapida all’equilibrio superiore: eventuali costi di breve periodo sarebbero stati di entità ridotta e limitati nel tempo. Il



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